venerdì 8 marzo 2013

NOTTURNO...

Ho scoperto che cosa mi piace smettendo di sopportare quello che non mi piace.
Ho scoperto quello che non voglio essere quando ho vomitato quello che ero. 
Ne ero stufa, ne avevo le tasche piene di quest'essere così complicato che si avvitava su se stesso per soli fini estetici.
Sembra che qualcuno un giorno abbia deciso che dovevo essere un'emerita stronzetta, fastidiosa e infastidita da molte cose. 
Ho scoperto che mi piaceva dare la colpa agli altri. Ecco. L'ho rifatto. Ho pensato che l'ha deciso qualcun'altro che dovevo essere una fetusa, quando in realtà me la sono coltivata tutta da me sta faccenda. Mi sono costruita un bel personaggio, tipo quello delle strafiche degli X-men, forti e dotate di assurde capacità di controllo: controllare l'acqua, il fuoco, le emozioni, l'aspetto. Cose dell'altro mondo. Si possono fare solo a Hollywood. 
A Bari no.
Oggi sono certa che se avessi ceduto prima non sarei implosa. Sono altrettanto certa che se avessi ceduto senza strafare, non sarei qui "a scoprire". 
Sono fatta così. Ci devo sbattere con fracassamento. Sennò non vale.
Mi dispiace solo aver perso qualcosa per strada. 
Ho guadagnato, non c'è dubbio, ma ho anche perso.
Ho guadagnato una visione più pacifica del mondo. Non cerco più lo scontro, non urlo più come se mi stessero squartando solo perchè un pezzo del puzzle non combacia. Non faccio più la saccente, non ostento. Tendo ad ascoltare, meno a bacchettare. Non voglio più quella maestrina odiosa che ero. 
Voglio condividere. Voglio pacificare le discordanze. E ho capito che tutto ha un peso, e che spesso è sopravvalutato, non è il caso di farla grossa.
Ma soprattutto, dio santo, voglio disimparare a controllare. L'ipercontrollo è una gran fregatura! Non serve a nessuno, ti fotte la testa e ti logora lo stomaco. 
E poi diciamolo, la pretesa di controllare sfugge alla realtà, perchè col cavolo che si può mettere mano e visto su tutto. Metti l'imprevisto. Non lo amo, perchè non posso essere perfetta nella risposta. Non sono rapida nella contromossa, perchè tendo a calcolare troppo, non so andare di pancia, vado di testa, e la testa inizia a inseguire un pallottoliere impazzito. 
E lei arriva, puntualissima. L'ansia. La simpatica ansia: da prestazione, fondamentalmente. 
Mi sono stancata di essere perfetta. Non lo sono, non lo è nessuno. La prestazione non esiste, esiste la personale visione delle cose e la relativa possibile versione dei fatti. E se non piace...e se non piace non posso logorarmi. Basta controllare. Basta.
E ora, cosa dico a me stessa?

Sebbene sarò sempre precisina, attentissima e scrutatrice, riesco a capire quando questo turba il mio equilibrio. Il proponimento è incanalare questa capacità di scrutare per essere profonda in quello per cui ne valga la pena: avere occhi per il mio cuore e trovare la soluzione alle pene, tanto per cominciare. E poi capire di più quelli che amo, cercando di interpretarli e lasciarli essere liberi di essere. Ma questo è il proponimento. E' davvero difficile.
Se la bomba atomica ha rotto gli argini e capovolto la visione di me stessa, sembra esser venuta per far del bene. Bene l'ha fatto, visti i proponimenti. Ma quanto male fa?
Quanto male fa essere lì col cuore aperto? Sono sul tavolo del chirurgo, non sono ancora guarita.
Mentre l'esperto fa il suo dovere io sono lì, ancora nel limbo. Ho capito cosa non andava e sono pronta a rimediare, ma devo pure attendere che lo squarcio sia chiuso. E quello è ancora aperto, ecco perchè, all'inizio di quest'avventura del blog parlavo di corteccia, è quella che mi manca, non ce l'ho. Sono fibra al sole, al vento, alla neve. Mi scotto facilmente. In questo ho perso.
Ho perso la capacità di portare me stessa attaccata al bavaro, fiera. Sono meno efficace, meno forte, meno reattiva, cado più facilmente.

E poi quel sorriso. 
La signorina fantasia un po' mi manca.
Per favore signorina, puoi tornare?


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