giovedì 31 gennaio 2013

LA MIA SERENDIPITY

Tutto inizia con un trasloco. Più cambiamento di così.
Ho lasciato la mia terra. Soccomberò, mi sono detta. 
Mi stanno togliendo le radici..e ora come farò?
Ma poi.
Sono arrivata qui. E ho visto gli alberi, le loro cime maestose e antiche. E poi ho abbassato lo sguardo. E ho fatto entrare la loro corteccia nella pelle, nella mia pelle, e allora mi sono detta che non poteva essere così male. E poi ho abbassato ancora lo sguardo e ho visto il terreno sollevarsi dalla terra come un inquilino sfrattato prepotentemente. E allora ho cercato di capire il perchè di tanta insofferenza verso il terreno...povero terreno! E' stato allora che ho capito. Ho capito cos'è che "premeva" dal fondo. Erano le radici. Le radici di un albero possente, lì da cento anni o anche più, che aveva fatto la sua casa. Una casa interessante mi sono detta! Vista sulla vallata, aria pulita, tanto ossigeno, fresco d'estate, incantevole con la neve. 
E già. Perchè qui nevica, e pure tanto. Nella mia terra d'origine non nevica, fa molto caldo, anche d'inverno. Piove poco e la terra non è sempre accogliente. Non ci sono montagne, ma c'è il mare. E allora passeggi nelle campagne e talvolta riesci a sentire il profumo della salsedine. Ti si infila nelle narici e ti ossigena il cuore. E' capace di riempire l'aria, il mare. Ma qui ci sono le montagne. e allora mi sono messa a guardarle. Le ho guardate, guardate, guardate. Le ho fissate, da lontano e da vicino. E ho capito che la mia anima appartiene a loro. Sento una forza meschina e timorosa invadermi le braccia se le osservo. Come una paura, e capisco che tutto ha avuto inzio sulla cima di una montagna, e ora tocca risalirla, per ritrovare l'equilibrio. 
Non sono una capretta, nè uno scalatore. Come farò. Mi sono detta che c'è sempre l'auto. E allora mi sono arrampicata sui tornanti. E la paura cresceva. Non andava via se non con potenti interventi del raziocinio. 
Che vuol dire? Perchè ho paura di salire? Perchè se la mia anima è qui, temo d'incontrarla? Poi la soluzione. Sono in deficit di corteccia. Sono solo essenza in questo momento, e le emozioni sono così intense che mi infiammano. E io non sono un bravo pompiere. Non spengo. Accendo senza saper tornare sulla soglia. Ecco qual è il problema..mi inoltro nell'incendio e poi resto lì, immersa nell'incanto terrificante di una fiamma che arde. Come si conciliano gli alberi con le fiamme? Ecco. Oggi il mio problema è questo: domare le fiamme dell'emozione, senza impedir loro di invadermi il cuore, perchè, che diamine, mica possiamo essere gelidi..ma devo essere capace di limitare i danni, godere del caldo che si diffonde dalla brace dominando le vampate. 
Come si fa? Sono preda delle emozioni, ho le finestre spalancate sul cuore. E per ora l'albero gigantesco è lì, al centro. Attende di capire se conviene o meno vivere da queste parti.
A proposito: ho lasciato la Puglia e ora vivo in Abruzzo. Dalla mia finestra vedo le montagne. E la neve. Il bollettino dice che ce ne sarà tanta. E come un folletto curioso saltello alla sola idea di affondare i passi su quell'acqua congelata in discesa. 
Un pensiero confuso. Non c'è che dire. Migliorerò.