"Mi sembrava che l'anima viva dei colori emettesse un richiamo musicale, quando l'inflessibile volontà del pennello strappava loro una parte di vita".
fu particolarmente attratto dal nesso, che sentiva intenso e indissolubile, tra opera d'arte e dimensione
spirituale.
Durante i suoi studi formulò interessantissime teorie circa questa relazione, arrivando a stilare piccole "schede informative" su alcuni dei colori presi in esame, inoltrandosi in un territorio affascinante, capace di mescolare le arti in un unico impasto vibrante.
Ecco, in sunto, quello su cui rifletteva:
Il colore può avere due possibili effetti sullo spettatore:
un effetto fisico, superficiale e basato su sensazioni momentanee,
determinato dalla registrazione da parte della retina di un colore
piuttosto che di un altro; un effetto psichico dovuto alla vibrazione
spirituale attraverso cui il
colore raggiunge l'anima.
L'effetto psichico del colore è
determinato dalle sue qualità sensibili: il colore ha un odore, un
sapore, un suono. Perciò il rosso, ad esempio, risveglia in noi
l'emozione del dolore, non per un'associazione di idee
(rosso-sangue-dolore), ma per le sue proprie caratteristiche, per il suo
"suono interiore".
Kandinskij utilizza una metafora musicale per
spiegare quest'effetto: il colore è il tasto, l'occhio è il martelletto,
l'anima è un pianoforte con molte corde.
Il colore può essere
caldo o freddo, chiaro o scuro. Questi quattro "suoni" principali
possono essere combinati tra loro: caldo-chiaro, caldo-scuro,
freddo-chiaro, freddo-scuro.
Il punto di riferimento per i colori caldi è
il giallo, quello dei colori freddi è l'azzurro. Alle polarità
caldo-freddo, Kandinskij attribuisce un doppio movimento: uno orizzontale
e uno radiante.
Il giallo è dotato di un movimento orizzontale che lo
fa avanzare verso lo spettatore rispetto al piano in cui è
fisicamente, e di un movimento eccentrico-centrifugo
perché si allarga verso l'esterno, abbaglia, respinge.
L'azzurro è
dotato di un movimento orizzontale che lo fa indietreggiare dallo
spettatore ed è dotato di un movimento concentrico-centripeto perché si
avvolge su se stesso, creando un effetto di immersione che attira lo
spettatore.
Sempre in base alla teoria secondo la
quale il movimento del colore è una vibrazione che tocca le corde
dell'interiorità, Kandinskij descrive i colori in base alle sensazioni e alle
emozioni che suscitano nello spettatore, paragonandoli a strumenti
musicali.
Wassily Kandinskij, Giallo, rosso, blu, 1925 |
Il giallo è dotato di una
follia vitale, prorompente, di un'irrazionalità cieca; viene paragonato
al suono di una tromba, di una fanfara. Il giallo indica anche
eccitazione quindi può essere accostato spesso al rosso.
L'azzurro è il blu che tende ai toni più chiari, è indifferente, distante, come un cielo artistico; è paragonabile al suono di un flauto.
Il rosso è caldo, vitale, vivace,
irrequieto ma diverso dal giallo, perché non ha la sua superficialità.
L'energia del rosso è consapevole, può essere canalizzata. Più è chiaro
e tendente al giallo, più ha vitalità, energia. Il rosso medio è
profondo, il rosso scuro è più meditativo. È paragonato al suono di una
tuba.
L'arancione esprime energia, movimento, e più è vicino alle tonalità del giallo, più è superficiale; è paragonabile al suono di una campana o di un contralto.
L'arancione esprime energia, movimento, e più è vicino alle tonalità del giallo, più è superficiale; è paragonabile al suono di una campana o di un contralto.
Il verde è assoluta mobilità in una
assoluta quiete, fa annoiare, suggerisce opulenza, compiacimento, è una
quiete appagata, appena vira verso il giallo acquista energia,
giocosità. Con il blu diventa pensieroso, attivo. Ha i toni ampi,
caldi, semigravi del violino.
Il viola, come l'arancione, è instabile ed è molto difficile utilizzarlo nella fascia intermedia tra rosso e blu. È paragonabile al corno inglese, alla zampogna, al fagotto.
Il viola, come l'arancione, è instabile ed è molto difficile utilizzarlo nella fascia intermedia tra rosso e blu. È paragonabile al corno inglese, alla zampogna, al fagotto.
Il blu è il colore del cielo, è profondo; quando è intenso
suggerisce quiete, quando tende al nero è fortemente drammatico, quando
tende ai toni più chiari le sue qualità sono simili a quelle
dell'azzurro, se viene mischiato con il giallo lo rende malto, ed è
come se la follia del giallo divenisse "ipocondria". In genere è
associato al suono del violoncello.
Il grigio è l'equivalente del verde, ugualmente statico, indica quiete, ma mentre nel verde è presente, seppur paralizzata, l'energia del giallo che lo fa variare verso tonalità più chiare o più fredde facendogli recuperare vibrazione, nel grigio c'è assoluta mancanza di movimento, che esso volga verso il bianco o verso il nero.
Il marrone si ottiene mischiando il nero con il rosso, ma essendo l'energia di quest'ultimo fortemente sorvegliata, ne consegue che esso risulti ottuso, duro, poco dinamico.
Il grigio è l'equivalente del verde, ugualmente statico, indica quiete, ma mentre nel verde è presente, seppur paralizzata, l'energia del giallo che lo fa variare verso tonalità più chiare o più fredde facendogli recuperare vibrazione, nel grigio c'è assoluta mancanza di movimento, che esso volga verso il bianco o verso il nero.
Il marrone si ottiene mischiando il nero con il rosso, ma essendo l'energia di quest'ultimo fortemente sorvegliata, ne consegue che esso risulti ottuso, duro, poco dinamico.
Il nero è mancanza di luce, è un non-colore, è spento come un rogo arso completamente.
È un silenzio di morte; è la pausa finale di un'esecuzione musicale, tuttavia a differenza del bianco (in cui il colore che vi è già contenuto è flebile) fa risaltare qualsiasi colore.
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